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I novant'anni di Bruno Bettinelli
di Massimo Di Gesu


Il bianco, nella sobria quanto suggestiva chiesa di Santa Maria della Pace a Milano, è la tinta dominante screziata soltanto dal color mattone delle parche decorazioni, un bianco avvolgente, esaltato da una misuratissima illuminazione che intensifica il senso di pervasiva gioiosità dell'evento che vi si sta per svolgere... un rito, ma non religioso, o quantomeno di una religiosità 'non istituzionale'... sebbene la sera del 4 giugno, nella suddetta sede, l'istituzionalità sia dimensione per altri versi non totalmente assente dal quadro, in cui figurano rappresentanze della presidenza della Regione Lombardia, del sindaco di Milano, nonché eminenti personalità del mondo di quella cultura milanese il cui prestigio si estende ben al di là dei confini cittadini: Giorgio Gaslini, Antonio Ballista, Marcello Abbado, Giacomo Manzoni, Umberto Benedetti Michelangeli...
L'evento sta per avere inizio: le numerose persone che gremiscono la chiesa vengono avvolte da un flusso sonoro che si espande dall'organo grazie alla sapiente opera di Giulio Mercati vicino al quale sono schierati i pregevoli cantori dell'ensemble "Ottava nota". Pregnanza del tratto melodico, eleganza delle versatili sfumature di fraseggio, vigore di concezione formale, raffinatezza armonica si fondono nel dare avvio ad un programma organistico-corale che è un vero florilegio di perle musicali firmate da due autori, distanti nel tempo quanto vicini in un ideale che il tempo annulla nel suo scorrere ed eleva nel suo limitare: la costruzione dell'uomo nella storia, di un'umanità vista come prodotto, fondamento, e misura della storia stessa... alla ricerca di ciò che la trascende.
Il primo dei due autori è Johannes Brahms, un altro degli 'invitati' alla serata, che oramai evidentemente si configura come celebrativa. Il secondo nome è invece quello di un compositore che, ancor più di Schoenberg all'inizio del XX secolo, di Brahms ha fatto il vessillo del proprio credo umanistico, di un uomo che ha saputo fecondare di questo alto ideale non solo la sua ammirevole produzione musicale, ma anche la sua inestimabile opera di insegnante per cui il mondo intero ogni giorno -per quanto inconsapevolmente- gli tributa entusiastica gratitudine... l'artista in questione è il protagonista della serata di cui si tratta: il Maestro Bruno Bettinelli.

Bruno Bettinelli, musicista di vastissima cultura ed altrettanto raffinato magistero (che l'ha portato a risultati d'esemplare eccellenza in ogni suo cimento, sia come compositore che pianista o direttore d'orchestra), ha condotto i suoi studi al Conservatorio di quella Milano che lo vide nascere proprio il 4 giugno del 1913; è autore di una mirabile quantità di lavori per ognuna delle combinazioni strumentali classiche, una produzione in cui figurano pressoché tutti i generi (dalla sinfonia all'improvvisazione per strumento solista, dal mottetto all'opera); e, come si accennava, vanta una carriera di docente davanti alle cui glorie ogni superlativo stingerebbe nella più incolore inadeguatezza.
Infatti la ragione che sta alla base del calore che la cittadinanza milanese ha dimostrato in occasione della celebrazione dei 90 anni del Maestro, si radica nella pulsante concretezza dell'umanesimo di Bettinelli che, rifuggendo dall'accademismo di astratti proclami, ha sempre concepito la verità dell'essere umano nella tangibile forza del suo 'vibrare', ovvero nella palpitante vitalità del suo rapportarsi alla realtà circostante: dimensione perseguita sia -in ambito creativo- nella definizione di un linguaggio la cui la profondità dei contenuti è principio che regola una proporzionalmente imprescindibile trasparenza del discorso musicale (si pensi all'opera Il pozzo e il pendolo o ai Contrasti per orchestra, come ai meno noti - ma supremi nella rivelatoria, classica limpidezza della loro sofisticata articolazione- Musica per 12 o al Trio del 1992), sia -nella quotidianità- in una concezione della persona come soggetto di una ricerca le cui finalità travalicano l'ambito dell'individuo; una ricerca che si alimenta del credo in un'universalità dell'essere che si traduce in avidità di sapere come equivalente di una parimenti entusiastica generosità nel dare.

Sono queste le prerogative che hanno fatto del M° Bettinelli il magnete che ha attratto presso la sua classe al Conservatorio di Milano quasi tutti i più prodigiosi talenti musicali che l'Italia abbia regalato al mondo negli ultimi quarant'anni: da Riccardo Muti a Uto Ughi, da Bruno Canino ad Azio Corghi, a Maurizio Pollini, Claudio Abbado e una smisurata teoria d'altri di pari lignaggio... tutti beneficati dal talento maieutico di un personaggio che ha sempre concepito la creatività come continua ed inesausta costruzione di se stesso nel simpatetico riverberarsi di un messaggio, in un'operazione che disvela la valenza più profonda della "con-scientia" come dimensione del sapere che accomuna, che eleva perché lega tutti coloro che la esplorano alle radici dell'essenzialità dei contenuti che rendono possibile proprio il fenomeno di riverberazione di cui sopra.

E per l'ennesima volta il "Maestro dei Maestri" dà dimostrazione di questa [oggi più che mai] balsamica valenza etica che informa il rito musicale nelle emozioni suscitate dalle composizioni proposte dall'ottetto vocale "Ottava nota". Accanto alle eteree luminescenze del Geistliches Lied op. 30 e a 3 Preludi-Corale di Brahms viene infatti eseguita di Bettinelli una colorita selezione di Mottetti , il maestosamente iridescente Dittico Ambrosiano, e l'Ave Regina Caelorum (una recente commissione della 'Antichi organi: un patrimonio di Milano') che nella vellutata e cangiante dialettica delle sue marezzature armoniche testimonia l'intatta vigoria della vena creativa del Maestro milanese.
Il vibrante responso del pubblico, visibilmente compenetrato delle inebrianti conquiste delle esplorazioni spirituali appena compiute, conferma l'altezza dei traguardi artistici di cui è stato partecipe... e l'auspicio che, scaturite dalla stessa fonte, altre opere possano aggiungersi ad incrementare le occasioni in cui vivere simili emozioni.
Auguri, Maestro!

Massimo Di Gesu



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  8 giugno 2003